News sentenze Cassazione novembre 2014
Troppa candeggina e ammoniaca possono valere una condanna penale
La Suprema Corte con sentenza n. 41726 del 7 ottobre 2014 ha affermato che è punibile per il reato di cui all’articolo 674 del codice penale colui che utilizzi in spazi condominiali ad uso pubblico candeggina e ammoniaca in modo eccessivo molestando condomini ed estranei con emissioni di gas e vapori tossici.
La Corte, infatti, pur chiarendo che pulizia e igiene sono prioritarie in un condominio, sostiene che se diventano una vera e propria mania tale da rendere permanente la presenza di forti odori e idonei a provocare lacrimazione agli occhi e problemi respiratori, possono integrare gli estremi di condotta molesta con conseguente condanna del soggetto agente per getto pericoloso di cose.
E’ reato spiare le telefonate dei figli minorenni.
Secondo la Corte di Cassazione (sentenza n. 41192/2014) commette reato il padre che registra le telefonate dei figli minorenni: spiare le loro conversazioni telefoniche non può essere mai giustificato neppure dall’esercizio del diritto/dovere di vigilanza posto in essere dal genitore.
Ciò è quanto affermano i Giudici di legittimità i quali hanno condannato per il reato di cui all’articolo 617 del codice penale l’uomo separato che aveva registrato le conversazioni tra la ex consorte e i figli. La Suprema Corte ha evidenziato che la norma violata dal padre dei minori tutela il diritto alla riservatezza della comunicazione o della conversazione. Se ne ricava che l’interlocutore ha diritto di escludere altri dalla conoscenza del contenuto della propria conversazione e coerentemente a detto diritto la norma di cui ante punisce la condotta di colui che invece ne prenda cognizione senza il suo consenso.
Le “lucciole” non sono socialmente pericolose.
La prostituzione è attività contraria alla morale pubblica e al buon costume, ma non socialmente pericolosa. Questo è quanto precisato dalla Corte di Cassazione nella sentenza n. n. 38701 del 2014.
Ciò posto, i Giudici hanno chiarito che non rientra nella categoria delle persone “socialmente pericolose” la donna che eserciti attività di prostituzione per strada, in prossimità di civili abitazioni, con atteggiamenti “scandalosi e adescatori”.
La Suprema Corte ha precisato che ai fini dell’emissione del provvedimento di rimpatrio con foglio di via obbligatorio, è indispensabile che il comportamento concretamente realizzato dalla persona sia realmente lesivo dei beni giuridici tutelati dall’ordinamento non essendo sufficiente il mero svolgimento abituale di attività contrarie alla morale pubblica e al buon costume.
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