News Sentenze Cassazione Aprile 2018

Il cittadino può arrestare il rapinatore colto in flagranza

È legittimo e va convalidato l’arresto in flagranza effettuato dai privati avvenuto ai sensi dell’articolo 383 del codice di procedura penale: tale norma, infatti, autorizza ogni persona, nei casi di cui all’articolo 380 c.p.p. a procedere all’arresto in flagranza, quando si tratta di delitti perseguibili di ufficio.

Lo ha stabilito la Corte di Cassazione con sentenza n. 13094/2018, emessa in relazione al caso di una donna che, dopo aver posto in essere condotte integranti i reati di rapina e lesione personale all’interno di un ufficio postale, è stata arrestata ad opera di alcuni cittadini che l’avevano inseguita e bloccata mentre era in fuga.

La Suprema Corte ha osservato come l’arresto della rapinatrice dovesse essere qualificato come legittimamente eseguito dai privati in esito all’inseguimento effettuato immediatamente dopo la commissione del reato, quando il soggetto agente si trovava nello stato di flagranza normativamente definito dalla legge.

Parto anonimo: il diritto di conoscere le proprie origini va esteso anche alla conoscenza di eventuali fratelli e sorelle

Secondo la Cassazione (sentenza n. 6963/2018), il diritto dell’adottato di conoscere le proprie origini, tutelato dalla Legge 4 maggio 1983, n. 184, va esteso non solo alla conoscenza del genitore biologico ma anche a quella di eventuali fratelli o sorelle con i quali esiste un legame di sangue.

La Corte ha precisato che un’interpretazione costituzionalmente orientata della normativa volta alla tutela di tale diritto dell’adottato debba includere, oltre ai genitori biologici (in particolare nell’ipotesi in cui non sia possibile risalire ad essi) anche gli altri più stretti congiunti, come appunto i fratelli e le sorelle: ciò perchè si tratta per l’adottato di un diritto di primario rilievo nella costruzione dell’identità personale, che si completa con la scoperta della propria genealogia biologico-genetica.

Semaforo rosso: per la multa basta superare la linea d’arresto

Ai fini dell’irrogazione di una multa per mancata osservanza dell’obbligo di arrestarsi al semaforo rosso, è sufficiente il superamento della relativa linea d’arresto, a nulla rilevando la direzione imboccata dal conducente.

Così, la Cassazione, con ordinanza n. 9276/2018, ha rigettato il ricorso con il quale l’automobilista aveva altresì eccepito l’omesso esame della circostanza che la segnaletica orizzontale fosse invisibile.

La Suprema Corte ha tuttavia ritenuto che, nel caso di specie, i fatti decisivi per la decisione fossero l’esistenza di un semaforo rosso e il mancato rispetto della corrispondente linea di arresto.

 

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