News Sentenze Cassazione aprile 2019

Niente addebito se la coppia è in crisi ed il coniuge scappa con l’amante.

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 11162/2019, ha stabilito che se il coniuge abbandona il tetto coniugale per scappare con l’amante la separazione non è addebitabile se quando scappa il matrimonio era già in crisi.

Alla predetta conclusione è giunta la Suprema Corte, precisando che per poter addebitare la separazione al coniuge fedifrago è necessario dimostrare che è stato l’abbandono della casa coniugale per scappare con l’amante la causa della rottura del rapporto e della intollerabilità della convivenza.

Infatti, prosegue la Corte, non costituisce violazione di un dovere coniugale la cessazione della convivenza quando ormai il legame affettivo fra i coniugi è definitivamente venuto meno e pertanto, in tali casi, è lecito l’abbandono del tetto coniugale.

E’ reato entrare nel profilo Facebook del partner

I giudici di legittimità hanno statuito (sentenze n. 2905/2019) che rischia una condanna per il reato di accesso abusivo ad un sistema informatico e telematico il partner che entra nel profilo Facebook dell’altro.

Sebbene l’uomo abbia potuto accedere al profilo FB della moglie poiché il nome utente e la password gli erano stati comunicati da quest’ultima gli Ermellini, richiamando un caso analogo (Cass., sent. n. 52572/2017), ritengono che la conoscenza delle credenziali di accesso, non esclude comunque il carattere abusivo degli accessi effettuati.

Condannata una donna che viveva con 33 gatti in casa

La Corte di Cassazione afferma che è reato tenere in casa numerosi animali in condizioni incompatibili con la loro natura e tali da arrecare loro gravi sofferenze derivanti delle condizioni di sovraffollamento e delle pessime condizioni di igiene dei luoghi.

La Corte ha confermato la condanna nei confronti di una donna, responsabile di aver detenuto presso il proprio appartamento ben 33 gatti con modalità ritenute incompatibili con la loro natura.

A nulla sono valse le giustificazioni della donna che ha esibito la documentazione sanitarie dei gatti, le fatture di acquisto del cibo differenziato anche per età degli animali e la relazione del veterinario che affermava che le patologie riscontrate negli animali potevano essersi manifestate per ragioni diverse da negligenza nella cura o sovraffollamento.

 

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