News sentenze Cassazione dicembre 2015

Cassazione: commette reato il gestore del residence che stacca la corrente al condomino moroso
La Corte di Cassazione, con sentenza n. 47276/2015, ha sancito che il gestore del residence che stacca la corrente elettrica all’unità abitativa del condomino moroso è passibile di condanna per il reato di esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza sulle cose previsto dall’art. 392 del codice penale, anche se ha agito come mero esecutore di direttive impartite dalla società cui appartiene.

Nel dichiarare inammissibile il ricorso proposto dal gestore di un residence, gli Ermellini hanno infatti richiamato la costante giurisprudenza, secondo cui “il soggetto attivo del delitto di esercizio arbitrario delle proprie ragioni può essere anche colui che eserciti un diritto pur non avendone la titolarità, ma agendo per conto dell’effettivo titolare”. 

Cassazione: il professionista non può essere un mediocre. Deve esercitare la propria attività come uno ‘bravo’
Secondo la III sezione civile della Corte di Cassazione (sentenza n. 24213/2015), il professionista può essere tenuto a risarcire i danni causati nell’esercizio della propria attività se non si comporta come uno “bravo“.

Gli Ermellini hanno infatti precisato che, proprio a causa della maggior rigorosità prescritta dall’art. 1176 comma 2 in tema di adempimento di obbligazioni di natura professionale rispetto a quella richiesta per l’adempimento di obbligazioni comuni, il professionista ricade nella colpa anche se tiene una condotta difforme da quella che avrebbe tenuto, al suo posto, un ideale professionista “medio”, il quale è da intendersi, secondo la giurisprudenza, non come un professionista “mediocre”, bensì quale uno “bravo“, ovvero serio, preparato, zelante, efficiente.

Cassazione: sequestrati i gioielli della moglie se comprati grazie agli illeciti del marito
La Corte di Cassazione, con sentenza n. 45517/2015, ha sancito la piena legittimità del sequestro di gioielli rinvenuti nella cassetta di sicurezza di una donna se si presume che siano stati acquistati con i soldi provenienti dal peculato e dal riciclaggio perpetrati dal marito.

I giudici di legittimità hanno infatti richiamato la costante giurisprudenza della Suprema Corte, precisando che il sequestro in questione era giustificato dall’esigenza che i gioielli sequestrati restassero a disposizione dell’autorità giudiziaria per accertare se fossero pertinenti al reato di riciclaggio contestato al marito.

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