News Sentenze Cassazione Gennaio 2018

Cacciare di casa il convivente e cambiare la serratura è reato

La sentenza n. 610/2018 ha regolato la vicenda di una donna che aveva impedito al proprio convivente l’accesso all’alloggio popolare condiviso, sostituendo la serratura della porta d’ingresso, per poi aggredirlo con lancio di oggetti, nonché ingiurie e minacce, al fine di indurlo ad allontanarsi dall’immobile e non farvi rientro.

I giudici Ermellini hanno precisato che la commissione del reato previsto dal menzionato articolo non postula necessariamente una situazione di possesso esclusivo in capo alla persona offesa, ma può ravvisarsi anche nel caso in cui ognuno dei compossessori turbi il compossesso esercitato sul medesimo bene da altri.

Non è reato dare del bugiardo al politico che non mantiene le promesse elettorali

Non può configurarsi il reato di diffamazione qualora vengano rivolti ad un politico epiteti che, seppur di tono aspro e forte, non appaiano gravemente infamanti e gratuiti, e siano invece comunque pertinenti al tema in discussione, rientrando nella scriminante del diritto di critica politica.

Lo ha stabilito la Corte di Cassazione con sentenza n. 317/2018, avente ad oggetto la vicenda di alcuni cittadini a cui era stata contestata l’affissione, lungo le vie di un comune siciliano, di manifesti pubblici sui quali erano apposte scritte, rivolte al sindaco, con espressioni quali “falso, bugiardo, ipocrita e malvagio”.

Sul punto, la Suprema Corte ha rammentato come la critica, e ancor più quella politica, quale espressione di opinione meramente soggettiva, ha per sua natura carattere congetturale, che non può, per definizione, pretendersi rigorosamente obiettiva e asettica.

Legittimo il licenziamento del papà che non sta col figlio durante il congedo parentale

Il congedo parentale richiede necessariamente lo svolgimento, in via prevalente, di attività in favore del proprio figlio, altrimenti il lavoratore che lo aveva richiesto può essere legittimamente licenziato dalla propria azienda.

La Suprema Corte ha osservato che il diritto potestativo ad astenersi dal lavoro non è del tutto discrezionale e può soggiacere a controlli: se il lavoratore abusa di tale suo diritto, infatti, lede l’affidamento che il datore di lavoro ha riposto in lui e priva quest’ultimo della propria prestazione lavorativa in maniera del tutto ingiusta, percependo inoltre indebitamente l’indennità corrisposta dall’ente di previdenza.

Leave a comment