News Sentenze Cassazione Giugno 2018

Il sanitario che cura con l’omeopatia può venire legittimamente sospeso

Con sentenza n. 27420/2018, la Cassazione ha sancito la legittimità della misura della sospensione dalla professione per il medico che cagiona la morte di un paziente ostinandosi a curarlo in maniera alternativa.

Il medico, in particolare, aveva fatto ricorso a diagnosi telefoniche senza visitare di persona un bambino, non gli aveva prescritto la terapia antibiotica neanche dopo averlo visitato e si era ostinato a somministrargli medicinali omeopatici. In tal modo erano state violate le indicazioni dei protocolli medici, in forza delle quali dopo cinque giorni da quando si sia constatata l’inefficacia della terapia omeopatica bisogna passare a quella tradizionale.

Lo screenshot vale come prova

La copia cartacea dello screenshot (per tale intendendosi il processo che consente di salvare sotto forma di immagini ciò che viene visualizzato sullo schermo di un computer o di un telefonino) è una prova valida, anche se priva di attestazione ufficiale.

La Cassazione, con la sentenza n. 8736/2018, ha così reputato legittima l’acquisizione di uno screenshot quale prova decisiva nell’ambito di un processo per diffamazione cui è stato chiamato a rispondere un direttore di giornale per alcuni articoli riguardanti un esponente politico.

La Suprema Corte ha inoltre precisato che “i dati di carattere informatico contenuti in un computer rientrano tra le prove documentali e per l’estrazione di questi dati non occorre alcuna particolare garanzia; di conseguenza ogni documento acquisito liberamente ha valore di prova, anche se privo di certificazione, sarà poi il giudice a valutarne liberamente l’attendibilità”.

Perdere le foto del matrimonio non è un danno morale

Gli sposi hanno diritto al risarcimento del danno patrimoniale in caso di perdita delle foto del matrimonio causata dallo studio fotografico incaricato del servizio. Non spetta, invece, alcun ristoro per il danno morale ed esistenziale che si assume derivante dalla lesione di un ipotetico diritto “alla memoria” o “al ricordo”.

Con la sentenza n. 13370/2018 la Corte di Cassazione ha così statuito sul ricorso di una donna che aveva chiamato in giudizio uno studio fotografico affinché questo venisse condannato a risarcirle i danni dovuti alla mancata consegna del servizio fotografico commissionato per il matrimonio.

La Suprema Corte al riguardo ha precisato che “pur essendo innegabile il rilievo che la data delle nozze riveste per gli sposi, e pur trattandosi di una situazione certamente in grado di creare turbamenti d’animo, il danno in esame non assurge a una gravità tale da incidere su interessi di rango costituzionale”.

 

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